Patologia Venosa: quando le valvole venose sono danneggiate

Per insufficienza venosa si intende la condizione in cui le vene non riescono a rimandare il sangue periferico verso il cuore in modo efficiente e ottimale. Ciò avviene se le valvole venose sono danneggiate. Questi disturbi si associano spesso a una fragilità della parete vasale, che diventa troppo permeabile all’acqua e alle proteine, dando origine a edema e gonfiore, che circondano il vaso malato.

I Campanelli di Allarme

La sintomatologia dell’insufficienza venosa è varia. I pazienti, di caso in caso, potranno lamentare gambe stanche, pesanti, gonfie ed edematose, tensione agli arti inferiori, formicolii, dolori o bruciori al polpaccio, piedi dolenti con sensazione che le scarpe si siano ristrette, dolori notturni e, nelle donne, gonfiore alle caviglie nei giorni precedenti alla mestruazione. Il dolore tende a diminuire a riposo e camminando.

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Le Complicanze

Le complicanze della patologia venosa possono essere sia acute sia croniche. La varicoflebite rappresenta un episodio acuto. Si tratta di un processo infiammatorio a carico di una vena del circolo superficiale del’arto, che può degenerare in patologie gravi come la trombosi venosa profonda e l’embolia. Per scongiurare questi rischi si può intervenire per tempo tramite trattamento medico o chirurgico.Tra le complicanze croniche, invece, vale la pena citare la comparsa di zone dermo-ipodermite, caratterizzate da cute sottile e fragile nella porzione distale della gamba, di solito a livello del malleolo. Possono presentarsi anche ispessimenti della cute con desquamazione ed eczemi flebostasici. Se ciò accade, il paziente spesso è indotto a grattarsi, provocandosi lesioni che possono degenerare fino a vere e proprie lesioni ulcerative. Per quanto assai meno pericolose delle complicanze acute appena citate, le ulcere rappresentano un problema medico molto più invalidante.

Emergenze e Diagnosi Differenziali

Se i dolori alle gambe compaiono all’improvviso, sono molto acuti e unilaterali, talvolta accompagnati da improvviso dolore toracico, tosse e/o da difficoltà respiratoria, è urgente recarsi dal medico o al pronto soccorso. Può trattarsi di emergenze vascolari gravi come per esempio la trombosi venosa profonda o l’embolia polmonare.

Le Cause

I principali fattori che favoriscono l’insorgenza di problemi venosi sono: la familiarità, le gravidanze, l’uso della pillola contraccettiva, la vita sedentaria, il sovrappeso e l’obesità, una cattiva postura al lavoro. Anche l’aumento della durata della vita innalza il tasso d’incidenza dell’insufficienza venosa. Con il passare degli anni, infatti, è inevitabile che le vene e le loro valvole perdano progressivamente di elasticità. Affinché i benefici di una qualsiasi terapia non siano solo sintomatici ma divengano duraturi, è necessario un cambiamento radicale e prolungato dello stile di vita.

I Trattamenti Locali

I prodotti per applicazione topica svolgono un ruolo di supporto importante alla terapia, donando un immediato senso di freschezza e di sollievo e un’azione lenitiva, antinfiammatoria, astringente o disinfettante, a seconda delle preparazioni.

I Trattamenti Sistemici

I prodotti per uso locale hanno una buona efficacia, proporzionale al titolo di principio attivo, ma non sono in grado di veicolare i farmaci oltre l’epidermide e il derma. Per un’azione più incisiva occorre assumerli per via sistemica. Il mercato offre numerosi preparati da assumere per bocca, utili nel trofismo del microcircolo. Sono capaci di rinforzare le pareti di vasi venosi e capillari, e sono dotati di azione antiedemigena. La terapia orale può essere intrapresa in modo ciclico stagionale, in primavera e in autunno, per giocare d’anticipo sul caldo dell’estate e su quello dei riscaldamenti d’inverno. Non esiste comunque alcuna controindicazione a uso continuato. A fronte di benefici, gli effetti indesiderati di questi prodotti sono pressoché nulli.

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I CONSIGLI PRATICI:

Fare una passeggiata di 5 km al giorno ad andatura sostenuta, anche divisa in due volte. È importante la costanza.
Evitare periodi di inattività prolungata. Non stare seduti, a letto o fermi in piedi a lungo.
Non rimanere immobili in auto, camion o aereo a lungo. Fare delle soste o alzarsi appena possibile.
Cambiare di frequente posizione durante la giornata: se seduti, alzarsi ogni 20 minuti. Se in piedi, muoversi spesso.
Quando si è seduti, alzare le gambe appoggiandole su un piano abbastanza alto o su uno sgabello.
In caso di stazione eretta prolungata saltellare o oscillare sul posto, spostando il peso da una gamba all’altra.
Sottoporsi a cicli di massaggi linfodrenanti eseguiti da mani esperte: migliora i sintomi e il decorso della patologia.
Dormire con due cuscini sotto a polpacci e piedi, o sollevare il fondo del letto di 8-10 cm.
Durante il bagno o la doccia, riattivare la microcircolazione delle gambe alternando il getto d’acqua da caldo a freddo.
Evitare l’uso di tacchi alti, scarpe a punta, stivali, e di indumenti troppo stretti.
Evitare l’abuso di alcolici. Ridurre o eliminare l’abitudine al fumo.
Bere molto nei mesi estivi: la disidratazione è causa di sangue più denso e con maggiore tendenza a coagulare.
Fare idromassaggi in vasca con acqua tiepida o fredda (mai troppo calda).

Principi Attivi

Numerosi principi attivi efficaci a livello venoso hanno origine vegetale. Gli antocianosidi del mirtillo sono componenti base di prodotti con proprietà flebotoniche del microcircolo, protettivi contro i radicali liberi e con proprietà antiedemigene. La centella asiatica contiene triterpeni flebotropi, mentre l’escina dell’ippocastano ha azione antiedemigena, antinfiammatoria e capillaroprotettrice. Meccanismo diverso ha la rosa canina che, ricca di vitamina C, carotenoidi e flavonoidi, possiede spiccate proprietà antiradicali liberi. Da alcuni anni è sul mercato anche la vite rossa, ricca di vitamina P, C e di antociani, protettiva vascolare a livello di capillari e vene.

E’ importante ricordare anche la diosmina, molto utilizzata, che con i suoi flavonoidi aumenta la resistenza e diminuisce la permeabilità dei capillari. Citiamo infine l’eparina, dotata di azione antiedemigena, antiessudativa, antigranulomatosa, antiflogistica ed anticoagulante, anche per via percutanea.

L’Elastocompressione

Il circolo venoso profondo si giova della contrazione dei muscoli per aiutare la risalita del sangue dai tessuti verso il cuore. Il circolo venoso superficiale, invece, è situato al di fuori della fascia muscolare e non può usufruire di questo beneficio. Per questo motivo le varici si formano in superficie. La terapia elastocompressiva può essere d’aiuto per creare anche a livello del circolo superficiale un effetto simile quello esercitato dai muscoli. Si tratta di un intervento fondamentale per ridurre l’ipertensione e la dilatazione venosa e per favorire il ritorno del sangue.

Misure Esatte

La misura delle calze elastiche deve essere molto precisa. Le misure vanno prese al mattino quando l’edema è regredito e mettendo il piede ad angolo retto con la gamba. Si userà un metro flessibile da sarta evitando di stringere fino a comprimere. Si annota la circonferenza della caviglia al di sopra dei malleoli nel punto più sottile, la circonferenza maggiore del polpaccio, la circonferenza dell’estremo tibiale prossimale, due dita sotto il ginocchio e la circonferenza alla piega inguinale (5cm sotto la piega reale). Per la lunghezza va preso il valore corrispondente ai centimetri dalla base del tallone alla circonferenza. Le tabelle e il materiale forniti dalle case produttrici aiuteranno poi a scegliere la calza migliore.

Consigli Pratici

L’utilizzo del talco va evitato. Per quanto aiuti lo scorrimento della calza sulla gamba, la polvere chiude i pori della pelle, impedisce la traspirazione e ciò è controindicato. Meglio ricorrere alla calzina di seta con soletta in vendita in farmacia o in ortopedia. Si sfila dalla punta dopo avere indossato le calze compressive a punta aperta. Le calze vanno indossate al mattino, prima dell’inizio delle normali attività, su gambe ben asciutte. Un paio di guanti in lattice può aiutare a non danneggiare la trama. La calza va arrotolata, calzato bene il tallone e poi srotolata lentamente, progressivamente, con trazioni regolari. Talvolta può essere utile rovesciarla completamente fino al piede prima di indossarla. Gli stessi accorgimenti, ma in senso inverso, valgono quando si sfila alla sera. E’ consigliabile un lavaggio quotidiano a temperatura che non superi i 40°C, con detersivo delicato ed abbondante risciacquo. Per l’asciugatura si consiglia di evitare i caloriferi, l’asciugabiancheria e i raggi diretti del sole. Per strizzare si può ricorrere a due asciugamani. In questo modo una calza elastica può durare fino a sei mesi, periodo oltre il quale è comunque consigliabile la sostituzione. Anche se apparisse in buono stato di conservazione, infatti, la calza perde la sua elasticità.